"Può sembrare strano avere voglia di mollare una carriera politica avviata e scegliere di partire. In realtà sapevo che questo giorno sarebbe arrivato". Con queste parole Alessandro Di Battista inizia il suo viaggio in Sud America

Tucson, Arizona. Sugli scaffali di un negozio si trovano dvd e stumenti musicali, insieme a pistole, munizioni, fucili d’assalto e kalashnikov. “C’erano due clienti che provavano le armi e pensavo fosse una rapina. Anche questo significa Stati Uniti”

“La speranza è una brutta parola, una trappola inventata dai padroni per anestetizzare i popoli sofferenti, e il Messico è pieno di speranza”. Di Battista prende in prestito le parole di Monicelli, per raccontare i volti di Città del Messico

Prima di lasciare Città del Messico Alessandro Di Battista, Sahra Lahouasnia e il piccolo Andrea fanno tappa alla casa museo di Leon Trotsky, il dissidente comunista ucciso da un sicario nel 1940

Dopo aver lasciato il Messico e attraversato il Belize, Alessandro Di Battista, Sahra Lahouasnia e il piccolo Andrea arrivano in Guatemala, presso la comunità di Nuevo Horizonte, nella regione del Péten. Alessandro c’era stato la prima volta nel 2005

“È per riconoscenza che ho voluto portare Raul nella giungla, dove si è nascosto per anni”. Raul è un ex guerrigliero che tredici anni fa accolse Alessandro Di Battista nella casa di Nuevo Horizonte, in Guatemala